USA - Israel: The Dominance of Global Interests/USA - Israele. il predominio degli interessi globali/EE.UU. - Israel: el predominio de los intereses globales ITA ES ENG

USA - Israele. il predominio degli interessi globali

Di Paolo Falconio

Miembro del Consejo Rector de Honor y profesor en la Sociedad de Estudios Internacionales (SEI)


 

Se qualcuno pensasse che gli USA abbandoneranno Israele,sbaglia. Il problema è che le ambizioni di Israele non possono arrivare al punto di compromettere gli interessi globali americani. Ed è lo stesso discorso che riguarda l'Ucraina con la Russia. Anzi direi che sono argomenti interconnessi, anche se con diversa intensità.

Bibi Netanyahu si è sentito tradito per il buon andamento dei colloqui sul nucleare civile iraniano e per l' accordo con gli Houthi.

Per quanto riguarda l'Iran, gli USA hanno la necessità di disinnescare l'esplosione del Medio Oriente (tra l' altro per questo dossier un rapporto con Mosca è di grande aiuto agli USA e qui insiste il collegamento di cui parlavo). Un attacco all' Iran potrebbe incendiare il Medio Oriente e innescare rivolte di massa potenzialmente in grado di rovesciare i regimi del Golfo e non solo. Le monarchie locali(quella Saudita in particolare, ma a ruota gli Emirati e altre) che contendono con l' Iran il ruolo di potenza territoriale, non possono tuttavia avallare una politica aggressiva di Israele dove gli USA rinuncino al ruolo di arbitro. La Turchia stessa , che è l' altro attore a contendere il primato nella Regione e che al momento cammina su un filo sempre più esile di alleato NATO e un' ambizione di ritorno all' Impero Ottomano potrebbe non riuscire più a mantenere un equilibrio dopo anni di narrativa interna di difensori dell' Islam. Ma se la Turchia è  stata molto abile a riempire i vuoti lasciati dall' Occidente per proiettarsi oltre i suoi confini, per l' Arabia Saudita la partita è vitale. La priorità di queste nazioni è di convertire le loro economie, sganciandole dalla dipendenza totale dagli idrocarburi. Per fare questo ci vuole una pacificazione della Regione. Una pacificazione impossibile se Israele prosegue la sua marcia trionfale non solo a Gaza, ma in Cisgiordania, Libano, Golan e ci vorrebbe mettere anche l'Iran. L'accordo con gli Houthi risponde a due esigenze. la prima,collegata al discorso di cui sopra è la necessità di pacificazione per l'Arabia Saudita, che infatti era in procinto di firmare un accordo con gli Houthi stessi prima degli eventi del 7 ottobre. Se a questo si. aggiungono i 600 miliardi di investimenti promessi da Riad che sono ossigeno per l' economia americana, si comprende perché Washington, pur rimanendo garante dell' esistenza dello Stato di Israele, non lo possa seguire fino in fondo nella politica di Netanyahu. In secondo luogo in gioco ci sono i rapporti con l' India, (oltre che con il Golfo ) e l' investimento per la creazione di una via sicura per il progetto delle vie del cotone che andranno a contendere le vie della seta. L'altra motivazione è imperiale ed è riaffermare il dominio sul controllo degli stretti a cui l'America non può rinunciare, salvo dimettersi da impero(è una battuta).

Per concludere , gli USA rimarranno vicini e alleati di Israele (addirittura Trump si è spinto a dire da un lato che saranno gli USA a garantire la Striscia di Gaza, poi che potrebbe riconoscere uno stato palestinese! E infine rumors che vorrebbero un esodo in Libia... è Trump), ma il messaggio ad Israele è molto chiaro. State andando oltre il limite consentito e questi accordi servono a ricordare a Bibi,che le gerarchie esistono e vanno rispettate. Israele d'altronde non può fare finta di non dipendere dai rifornimenti americani e le parole di Netanyahu circa il disintossicarsi dalla dipendenza americana, più che una minaccia assomigliano ad un epitaffio sulla sua carriera politica. Anche se in passato la Francia ebbe un ruolo importante nel supportare Israele , oggi la situazione è molto diversa se non altro per la guerra in Ucraina e non esiste una vera alternativa agli USA per garantire le capacità militari di Israele. Certo non lo è la Cina e tantomeno la Russia (che ha una relazione speciale con l'Iran) a meno che non si avvii un processo di pace che però al momento manca di ogni presupposto, soprattutto dopo il 7 ottobre e la durissima reazione Israeliana. Questa dipendenza dagli USA non ha alternative e questo gli gli Israeliani lo sanno. Per questo il "disintossicarsi dalla dipendenza Americana" è stata una uscita molto imprudente, se non fatale per il futuro politico del premier Israeliano, anche perché in Israele esiste una alternativa al suo governo. L'opposizione interna, militari compresi, cominciano a dare segnali di stanchezza per una guerra senza fine. Il sogno del grande Israele che Netanyahu persegue ha dei costi troppo alti che neanche gli USA sono disposti a pagare. Mentre Israele quando si sveglia pensa ai vicini, gli USA si alzano la mattina stringendo il mappamondo in mano.

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USA - Israel: The Dominance of Global Interests

By Paolo Falconio  

Member of the Honorary Governing Council and Professor at the Society for International Studies (SEI)  


If anyone thinks that the USA will abandon Israel, they are mistaken. The issue is that Israel’s ambitions cannot reach a point where they compromise American global interests. The same logic applies to Ukraine and Russia. In fact, I’d say the topics are interconnected, though with different intensity.


Bibi felt betrayed by the positive progress of talks on Iran’s civilian nuclear program and the agreement with the Houthis.


Regarding Iran, the USA needs to defuse tensions in the Middle East (for which maintaining relations with Moscow is particularly helpful, reinforcing the connection I mentioned). An attack on Iran could set the Middle East on fire and trigger mass uprisings that might overthrow Gulf regimes and beyond. The local monarchies (particularly Saudi Arabia, but also the UAE and others), which compete with Iran for regional dominance, cannot endorse an excessively aggressive Israeli policy where the USA abandons its role as an arbiter. Even Turkey, another key player vying for regional primacy, is treading a fragile balance between NATO alliance and ambitions of reviving the Ottoman Empire. Years of internal rhetoric portraying itself as a defender of Islam could make it increasingly difficult to maintain equilibrium.


While Turkey has been adept at filling the voids left by the West to expand beyond its borders, the stakes are much higher for Saudi Arabia. These nations aim to transition their economies away from total dependence on hydrocarbons, which requires regional stabilization. Such stabilization is impossible if Israel continues its triumphal march, not only in Gaza but also in the West Bank, Lebanon, the Golan Heights, and potentially Iran. The Houthis agreement serves two main purposes: first, aligning with Saudi Arabia's need for pacification (which was already close to an agreement with the Houthis before the October 7 events). Additionally, the promised $600 billion investment from Riyadh is crucial for the American economy, explaining why Washington, while still guaranteeing Israel’s existence, cannot fully support Netanyahu’s policies.  


Secondly, relations with India (as well as the Gulf) and investments for a secure trade corridor to counter China’s Silk Road project are at stake. From an imperial perspective, America must maintain control over strategic straits unless it wishes to relinquish its global dominance (a jest, but with serious implications).


In conclusion, the USA will remain a close ally of Israel. Trump even hinted at the possibility of the USA guaranteeing Gaza, recognizing a Palestinian state, and—according to rumors—encouraging migration to Libya. But the message to Israel is clear: you are exceeding the permitted boundaries, and these agreements remind Netanyahu that hierarchies exist and must be respected. Israel cannot pretend it isn’t dependent on American supplies, and Netanyahu’s words about "detoxing from American dependence" sound more like an epitaph to his political career than a real strategy.


While France once played a crucial role in supporting Israel, today’s situation is different, largely due to the war in Ukraine. There is no viable alternative to the USA in ensuring Israel's military capabilities—not China, nor Russia (which has a special relationship with Iran)—unless a peace process begins, though it currently lacks any foundation, especially after October 7 and Israel’s harsh response. Israel recognizes its unavoidable dependence on the USA. Thus, Netanyahu’s statement about breaking free from American reliance was not only imprudent but possibly fatal for his political future. Even within Israel, opposition—including military figures—is showing signs of fatigue over an endless war. Netanyahu’s dream of a greater Israel comes at a cost that even the USA is unwilling to pay.  


While Israel wakes up thinking about its neighbors, the USA starts its day holding the globe in its hands

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EE.UU. - Israel: el predominio de los intereses globales

Por Paolo Falconio  

Miembro del Consejo Rector de Honor y profesor en la Sociedad de Estudios Internacionales (SEI)  


Si alguien piensa que EE.UU. abandonará a Israel, se equivoca. El problema es que las ambiciones de Israel no pueden llegar al punto de comprometer los intereses globales estadounidenses. Lo mismo ocurre con Ucrania y Rusia. De hecho, diría que son temas conectados, aunque con distinta intensidad.  


Bibi se sintió traicionado por el buen desarrollo de las negociaciones sobre el programa nuclear civil iraní y por el acuerdo con los hutíes.  


En cuanto a Irán, EE.UU. necesita desactivar la explosión en Oriente Medio (por este asunto, una relación con Moscú resulta de gran ayuda para Washington, y aquí radica la conexión de la que hablaba). Un ataque contra Irán podría incendiar Oriente Medio e impulsar levantamientos masivos con el potencial de derrocar regímenes en el Golfo y más allá.  


Las monarquías locales (especialmente Arabia Saudita, pero también los Emiratos y otros) que compiten con Irán por la supremacía territorial, no pueden respaldar una política demasiado agresiva de Israel si EE.UU. renuncia a su papel de árbitro. Turquía, el otro actor que disputa el liderazgo regional, camina sobre una línea cada vez más delgada entre su alianza con la OTAN y su ambición de retorno al Imperio Otomano. Su equilibrio se vuelve difícil tras años de narrativa interna como defensores del Islam.  


Pero mientras Turquía ha llenado hábilmente los vacíos dejados por Occidente para proyectarse más allá de sus fronteras, para Arabia Saudita el asunto es vital. La prioridad de estas naciones es diversificar sus economías y reducir su dependencia de los hidrocarburos. Para ello, se necesita pacificación en la región, algo imposible si Israel continúa su marcha triunfal, no solo en Gaza, sino también en Cisjordania, Líbano, los Altos del Golán e incluso Irán.  


El acuerdo con los hutíes responde a dos necesidades: primero, la pacificación de Arabia Saudita, que estaba a punto de firmar un acuerdo con los hutíes antes del 7 de octubre. Además, los 600 mil millones de dólares en inversiones prometidas por Riad representan oxígeno para la economía estadounidense. Esto explica por qué Washington, aunque sigue garantizando la existencia del Estado de Israel, no puede apoyar completamente la política de Netanyahu.  


En segundo lugar, están en juego las relaciones con la India (y el Golfo) y la inversión en una ruta segura para el proyecto de los caminos del algodón, que competirán con las rutas de la seda. Otra motivación es de carácter imperial: reafirmar el control sobre los estrechos, algo crucial para EE.UU. si no quiere renunciar a su papel de potencia global.  


Para concluir, EE.UU. seguirá siendo un aliado de Israel (incluso Trump ha sugerido que EE.UU. podría garantizar la Franja de Gaza o reconocer un estado palestino, con rumores sobre un posible éxodo a Libia). No obstante, el mensaje para Israel es claro: está sobrepasando los límites aceptables y estos acuerdos sirven para recordarle a Netanyahu que existen jerarquías que deben respetarse.  


Israel no puede fingir que no depende de los suministros estadounidenses, y la declaración de Netanyahu sobre "desintoxicarse de la dependencia estadounidense" más que una amenaza parece un epitafio para su carrera política. Aunque Francia desempeñó un papel importante en el apoyo a Israel en el pasado, hoy la situación es diferente, sobre todo debido a la guerra en Ucrania.  


Actualmente, no existe una alternativa real a EE.UU. para garantizar las capacidades militares de Israel. Ni China ni Rusia (que tiene una relación especial con Irán) pueden asumir este papel, a menos que se inicie un proceso de paz que, por ahora, carece de fundamentos, especialmente tras el 7 de octubre y la dura respuesta israelí.  


Israel depende de EE.UU. y no tiene opciones viables. Los israelíes lo saben, por lo que la declaración sobre su "desintoxicación de la dependencia estadounidense" ha sido imprudente, si no fatal, para el futuro político de Netanyahu. Además, en Israel existe una alternativa a su gobierno: la oposición interna, incluidos sectores militares, ha comenzado a mostrar signos de agotamiento ante una guerra sin fin.  


El sueño del Gran Israel que persigue Netanyahu tiene un costo demasiado alto, incluso para EE.UU. Mientras Israel se despierta pensando en sus vecinos, EE.UU. se levanta con el globo terráqueo en la mano.  

Commenti

  1. ♟️L'effetto Domino si è innescato.
    La Tempesta Perfetta che inizio con Trump e seppi subito ben individuare col Report Trump come a suo Tempo dissi si è spostata in Europa.
    La vecchia Europa, sara' oggetto si nuovi attacchi ben nel tempo orchestrati es il Pericolo si una Invasione interna da coloro che abbiamo sollevato dai Marosi è sempre piu' certa.
    Trump viene colpito da coloro che nulla vogliono se un Guerra in Europa, disegno ben preciso di alcune Nazioni che con la scusa di Dazi ad Israele cercano di fiaccare la forza Americana impegnata in piu' Fronti e dividere L'Europa frammentandola in piu' Nazioni per poter meglio spartire le. Sue spoglie.
    ♟️Non sottovalutate la nuova generazione Islamica, che opera nel silenzio in Italia, preparata, addestrata e pronta ad entrare in azione.

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    1. Caro Raimondo non la sottovaluto affatto . Leggi il post le minacce agli USA e il....

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  2. Ciao Paolo so bene che non sei Tu a sottovalutarla lo hai ben espresso in ogni tuo Post.
    Il mio Appello è come ben sai rivolto al nostro Governo che pur avviata una manovra di controllo deve metter mano con decisione a leggi che tutelino la Nostra Italia da esplicite procazioni di conquista e sudditanza del nostro popolo.

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  3. ♟️Ciao Paolo in your article:
    USA-Israel: The Dominance of Global Interest.
    Like a maestro you touched the right Notes to then create the Symphony but, let's go in order.
    As you have well highlighted, from the beginning the Partnership between the USA and ISRAEL has a double-thread bond that was formed in the Seventies and continues to strengthen on the basis of common interests and values ​​but, their Partnership is about to be put to the test by International events that act as a test bench in a moment of transition so delicate, such as to call into question interests woven over time Between Israel and the USA.
    A situation certainly not wanted by these but, well studied at the table by some European Nations to destabilize the American forces already engaged internally in a fight for the Reconstruction of the Great America and involved, by will or not in Peace processes aimed at containing that great explosion that would in any case involve them, thus imposing a strict line to follow.
    Trump's rapprochement with Putin for Trump simple, given his entrepreneurial ability that I have exposed in other articles, deficient in military strategy, compensated by VANCE, has given breath and slowed down a rapidly evolving process that has distracted Russia that while maintaining the objectives set has stopped to observe the work of American Mediation in the Russian-Ukrainian conflict.
    Meanwhile, on the Middle Eastern Chessboard, America has thus been able to mediate well to ease tensions with Iran thanks to its relations with Russia, constantly keeping Israel under control, trying to slow down its aggressive policy so as not to be directly involved in its defense.
    ♟️It is a complex game, made up of pauses, reflections and risky moves that directly or indirectly involve everyone, a game that is best played, keeping the use of weapons well under control so as not to open a new front in the Middle East that would see Local Monarchies, such as Saudi Arabia and others, compete with Iran for primacy in the Region.
    In Europe, separatist pressures tend Technically and Strategically to put the USA in a position to make choices, tiring the pacification work they have undertaken.
    Trump, has understood the plan well and is trying hard not to tip the balance to one side even if some European Nations, such as France, Great Britain and Canada, while making it seem like all their interventions are aimed at Peace relations, act with provocations
    Both, on the Middle Eastern chessboard by proposing in a delicate situation, Duties towards Israel, which have nothing to do with a Peace process,
    And on the Western chessboard, where the EU calling for rapid Rearmament, towards an enemy not openly manifested but according to them at the gates, does not tend to do anything other than make Russia assume a maneuver, of aggression.
    It is very clear that the game from a state of defense is reasoned moves, can for the purposes of some Nations from one moment to the next degenerate, using the Chaos Theory, where, the intent is to produce such a transformation as to no longer be able to identify who are the Friends and who are the Enemies.

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  4. ♟️Ciao Paolo nel tuo articolo:
    USA-Israel:The Dominance of Global Interest.
    Come un maestro hai toccato le giuste Note per poi creare la Sinfonia ma, andiamo per ordine.
    Come hai ben evidenziato si dall'inizio il Sodalizio tra USA e ISRAELE ha un legame a doppio filo che si forma negli anni Settanta e continua a rafforzandosi sulla base di interessi e valori comuni ma, il loro Sodalizio sta per esser messo a dura prova dagli eventi Internazionali che fanno da banco di prova in un momento di transizione talmente delicato, tale da mettere in discussione interessi intessuti nel tempo Tra Israele e USA.
    Situazione certo non voluta da questi ma, ben studiata a tavolino da alcune Nazioni Europee per destabilizzare le forze Americane gia'impegnate internamente in una lotta per la Ricostruzione della Grande America e coinvolte, per volonta' o No in processi di Pace finalizzati a contenere quella grande deflagrazione che andrebbe in ogni caso a coinvolgerli, imponendogli cosi' una ferrea linea da seguire.
    L'avvicinamento di Trump a Putin per Trump semplice, vista la sua capacita' imprenditoriale da me esposta in altri articoli,deficitaria in strategia militare, compensata da VANCE, ha dato fiato e rallentato un processo in rapida evoluzione che ha distratto la Russia che pur mantenendo gli obiettivi preposti si è soffermata ad osservare l'opera di Mediazione Americana al conflitto Russo-Ucraina.
    Mentre, sullo Scacchiere Medio Orientale, L'America, ha cosi' potuto ben mediare ad un alleggerimento della tensione con l'Iran grazie ai rapporti intercorsi con la Russia, tenendo costantemente sotto controllo Israele cercando di rallentarne la Politica aggressiva per non poter essere poi coinvolti direttamente nella difesa della stessa.
    ♟️E' una partita complessa, fatta di pause, riflessioni e mosse azzardate che coinvolgono direttamente o indirettamente tutti, partita, che è meglio giocare, tenendo ben a freno l'uso delle armi per non giungere ad aprire un nuovo fronte in Medio Oriente che vedrebbe, Monarchie Locali, come la Saudita ed altre, contendersi con l'Iran il primato nella Regione.
    In Europa, spinte separatiste tendono Tecnicamente e Strategicamente a mettere gli USA in condizioni di fare scelte, affaticandone l'opera di pacificazione da loro intrapresa.
    Trump, ha ben compreso il disegno e sta cercando con fatica di non far pendere la bilancia da una parte anche se alcune Nazioni Europee, come Francia Gran Bretagna e Canada, pur facendo sembrare ogni loro intervento finalizzato a rapporti di Pace, agiscono con provocazioni
    Sia, sulla scacchiera Medio Orientale proponendo in una situazione a dir poco delicata, Dazi verso Israele, che nulla hanno a che fare con un processo di Pace,
    Sia nella scacchiera Occidentale, dove l'EU invocando un rapido Riarmo, verso un nemico non palesemente manifestato ma secondo loro alle porte, non tende a far altro che far presupporre alla Russia una manovra, di aggressione.
    E' ben chiaro che la partita da uno stato di difesa è mosse ragionate, puo' per finalita' di alcune Nazioni da un momento all'altro degenerare, utilizzando la Teoria del Caos, dove, l'intento é produrre una trasformazione tale da non poter piu' individuare chi siano gli Amici chi i Nemici.

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    1. Caro Raimondo, sono assolutamente d'accordo con la tua analisi. La sottoscrivo

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