The Iran–Israel War Changes Shape: From Surgical Operation to Strategic Conflict / La guerra Iran-Israele cambia volto: da operazione chirurgica a conflitto strategico/ La guerra Irán-Israel cambia de rostro: de operación quirúrgica a conflicto estratégico ENG ITA ES
The Iran–Israel War Changes Shape: From Surgical Operation to Strategic Conflict
by Paolo Falconio
Member of the Council of Honor and lecturer at the Society of International Studies (SEI)
What was originally intended to be three waves of airstrikes on Iranian nuclear sites has now evolved into a long-term military campaign—according to Israeli sources themselves.
The existing paradigm between Israel and Iran, which consisted of a perpetual low-intensity conflict without existential threats to either side, has definitively collapsed. That low-intensity conflict has now confrontation, with both regional and global implications. Iran, vast and populous, represents a challenge of scale for Israel. It's worth remembering that Israel is a nation of 10 million inhabitants, of whom 2 million are Arabs and another 2 million are Haredim, a group of Orthodox Jews who refuse to perform military service. A prolonged conflict would be unsustainable without strategic support from the United States, which may be called upon for direct involvement.
So, is Iran isolated? Too early to say. For now, its proxies have certainly stepped back. The Lebanese government has sent a message to Hezbollah: don’t even think about acting. The international picture is more complex. Pakistan has issued alarming statements, calling for unity of the Ummah against Israel and reminding the world it possesses nuclear weapons. While Milano Finanza headlined “Only Rhetoric from Russia and China,” reliable Israeli sources reported the arrival of Chinese aircraft in Iran and Pakistani military trucks. No one knows their contents, but they are presumed to be military aid.
Meanwhile, President Trump has reopened the door to negotiations, but Iran no longer considers him trustworthy, and yet they may have no other choice. The material stolen by the Israelis from the Nahal Sorek Nuclear Center—open to inspection by the International Atomic Energy Agency—was deemed militarily irrelevant. As for other sites, there is no news. In my view, Israel aims to cut off the head of the octopus—its proxies being the tentacles. Perhaps a regime change is on the horizon (possibly encouraged by the CIA), but even if that were to happen, no one knows what stance a new government might take.
The energy dimension is also becoming central. According to Haaretz, the routes of Azeri oil to Israel, which pass through Turkey, have been recalibrated to mask their final destination. Protests in Ankara have not yet halted the flow, but domestic pressure is mounting.
Looming in the background of this conflict are massive Russian and Chinese interests, and the devastating arsenal prepared by the U.S. to flatten Iran—ready to be deployed.
In this fluid and uncertain scenario, the exodus of over half a million Israelis since October 7 marks yet another tragic dimension of the conflict.
--------
La guerra Iran-Israele cambia volto: da operazione chirurgica a conflitto strategico
di Paolo Falconio
Member of the Council of Honor and lecturer at the Society of International Studies (SEI)
Quelli che dovevano essere originariamente tre ondate di bombardamenti sui siti iraniani nucleari, oggi si sono trasformati in una campagna militare di lungo periodo. Sono le stesse fonti Israeliane a farcelo sapere.
Il paradigma esistente tra Israele e Iran che consisteva in un conflitto perenne a bassa intensità, ma nessuna reciproca minaccia esistenziale è definitivamente saltato. Quel conflitto a bassa intensità ha ormai lasciato spazio a uno scenario di scontro aperto, con implicazioni regionali e globali. L’Iran, esteso e popoloso, rappresenta per Israele una sfida di scala. Vale la pena ricordare che Israele è una Nazione di 10 milioni di abitanti di cui 2 milioni arabi e altri 2 milioni di haredim, un gruppo di ebrei ortodossi che si rifiuta di prestare il servizio militare. Un conflitto a lungo termine sarebbe insostenibile senza il sostegno strategico degli Stati Uniti, che potrebbero essere chiamati a un coinvolgimento diretto.
Dunque l' Iran è isolato? Ancora presto per dirlo. Sicuramente al momento i suoi proxy lo hanno abbandonato. Il governo libanese ha mandato un messaggio a Hezbollah: non vi azzardare a fare nulla. Più complesso il quadro internazionale. Il Pakistan ha rilasciato dichiarazioni inquietanti chiamando all' unità della Umma contro Israele e ricordando che possiede armi nucleari. Mentre Milano Finanza titolava "Solo retorica da Russia e Cina", fonti certe israeliane facevano sapere di arrivi di aerei cinesi in Iran e camion militari pakistani. Nessuno sa il contenuto, ma si presume siano appunto aiuti mitari.
Il Presidente Trump intanto riapre al negoziato, ma l'Iran non lo ritiene più affidabile, e tuttavia potrebbero non avere altra scelta. Il materiale trafugato dagli israeliani dalla Centrale Nucleare di Nahal Sorek aperta al controllo del Agenzia Nucleare Mondiale è stato classificato ininfluente Militarmente. Per le altre non abbiamo notizie. La mia opinione è che Israele voglia tagliare la testa della piovra i cui tentacoli sono i proxy. Forse ci sarà un cambio di regime (spinto anche dalla CIA), ma anche se questa ipotesi si realizzasse, nessuno sa che postura potrebbe avere il nuovo governo.
Anche la dimensione energetica assume centralità. Secondo Haaretz, le rotte del petrolio azero verso Israele, che transitano attraverso la Turchia, sono state ricalibrate per mascherare la destinazione finale. Le proteste ad Ankara non hanno ancora portato al blocco dei flussi, ma la pressione interna cresce.
Sullo sfondo di questo conflitto gli enormi interessi russo cinesi e il devastante arsenale predisposto dagli USA per spianare l' Iran e pronto ad essere impiegato.
In questo scenario fluido e incerto, l’esodo di oltre mezzo milione di israeliani dal 7 ottobre segna un’altra tragica dimensione del conflitto.
---------
La guerra Irán-Israel cambia de rostro: de operación quirúrgica a conflicto estratégico
por Paolo Falconio
Miembro del Consejo de Honor y profesor en la Sociedad de Estudios (SEI)
Lo que originalmente debían ser tres oleadas de bombardeos sobre sitios nucleares iraníes se ha transformado hoy en una campaña militar de largo plazo. Son las propias fuentes israelíes las que nos lo hacen saber.
El paradigma existente entre Israel e Irán —un conflicto perenne de baja intensidad sin amenazas existenciales mutuas— ha colapsado definitivamente. Ese conflicto de baja intensidad ha dado paso a un escenario de enfrentamiento abierto, con implicaciones regionales y globales. Irán, extenso y poblado, representa para Israel un desafío de escala. Vale la pena recordar que Israel es una nación de 10 millones de habitantes, de los cuales 2 millones son árabes y otros 2 millones son jaredíes, un grupo de judíos ortodoxos que se niega a prestar el servicio militar. Un conflicto prolongado sería insostenible sin el apoyo estratégico de Estados Unidos, que podría verse llamado a una implicación directa.
¿Está Irán aislado? Aún es pronto para afirmarlo. Ciertamente, por ahora sus proxies lo han abandonado. El gobierno libanés ha enviado un mensaje a Hezbollah: “ni se te ocurra hacer nada”. El panorama internacional es más complejo. Pakistán ha emitido declaraciones inquietantes, llamando a la unidad de la Umma contra Israel y recordando que posee armas nucleares. Mientras Milano Finanza titulaba “Solo retórica de Rusia y China”, fuentes israelíes confiables informaban de la llegada de aviones chinos a Irán y camiones militares pakistaníes. Nadie conoce su contenido, pero se presume que se trata de ayuda militar.
El presidente Trump, mientras tanto, reabre la vía del diálogo, pero Irán ya no lo considera confiable y aun así puede que no tengan otra opción. El material sustraído por los israelíes de la central nuclear de Nahal Sorek —abierta al control de la Agencia Nuclear Mundial— ha sido clasificado como militarmente irrelevante. No hay noticias sobre otras instalaciones. En mi opinión, Israel quiere cortar la cabeza del pulpo cuyos tentáculos son los proxies. Tal vez haya un cambio de régimen (impulsado también por la CIA), pero incluso si eso ocurriera, nadie sabe qué postura adoptaría el nuevo gobierno.
También la dimensión energética adquiere centralidad. Según Haaretz, las rutas del petróleo azerí hacia Israel, que transitan por Turquía, han sido recalibradas para ocultar su destino final. Las protestas en Ankara aún no han bloqueado los flujos, pero la presión interna va en aumento.
En el trasfondo de este conflicto están los enormes intereses ruso-chinos y el devastador arsenal preparado por EE.UU. para allanar Irán y listo para ser utilizado.
En este escenario fluido e incierto, el éxodo de más de medio millón de israelíes desde el 7 de octubre marca otra dimensión trágica del conflicto.
GEOPOLITICA E AFFARI INTERNAZIONALI
RispondiEliminaLa guerra Iran-Israele cambia volto: da operazione chirurgica a conflitto strategico
di Paolo Falconio
♟️Ciao Paolo eccoci in Partita.
Quella che è stata sin dall'inizio una mossa diretta, aveva un obiettivo chiaro, che lsraele ha voluto far ben intendere con delle immagini, postate poi da Elena Tempestini e ben Decrittate nel suo Post.
Era evidente L'intento contro coloro che detengono il potere, ben attenta Israele a non colmare il vaso e farlo straripare. Mentre le Grandi Nazioni, Russia e America, osservano fra silenzi e miti rimproveri il Divenire, il Pakistan e la Cina sembrano esser propense ad aiuti militari, in una situazione surreale, dove, ognuno, sta valutando la prossima mossa.
♟️Una cosa è certa Israele ha oramai intrapreso il viaggio e Come un treno in corsa sulla strada ferrata, ben osserva il tempo, saltando ogni fermata per giungere in orario alla destinazione.
Il tempo per Israele è molto importante poiche' Strategicamente non deve dare né il tempo di ripresa né il tempo per riorganizzarsi alla Siria.
Sa bene, che l'operazione deve essere rapida, ma nel contempo deve esser cauta nell'osservare l'intorno ed evitarne i danni collaterali.
Credo sia un'operazione chirurgica di non poca difficolta'
Non credo, si giungera' ad una guerra di tempo e nervi, poiche' il rischio di un ribaltamento della situazione è sempre presente e il pericolo di coinvolgimento di alcune Nazioni Chiave pur gia' essendoci, ma non con forze proprie, rischierebbe di tramutarsi in Una Guerra Totale tra quelle Intervenute, creando una situazione a dir poco drammatica per tutto lo scacchiere Mediterraneo.
♟️Raymond Anna MontanariJune 16, 2025 at 08:52
RispondiEliminaGEOPOLITICS AND INTERNATIONAL AFFAIRS
The Iran-Israel war changes face: from surgical operation to strategic conflict
by Paolo Falconio
♟️Hi Paolo, here we are in the Game.
What was a direct move from the beginning, had a clear objective, which Israel wanted to make clear with images, then posted by Elena Tempestini and well Decrypted in her Post.
The intent against those who hold power was evident, Israel is careful not to fill the vase and make it overflow. While the Great Nations, Russia and America, observe the Becoming between silence and mild reproaches, Pakistan and China seem to be inclined to military aid, in a surreal situation, where everyone is evaluating the next move.
♟️One thing is certain, Israel has now embarked on the journey and Like a train running on a railway, it carefully observes time, skipping every stop to arrive on time at its destination.
Time is very important for Israel because strategically it must not give Syria time to recover or time to reorganize.
It knows well that the operation must be rapid, but at the same time it must be cautious in observing the surroundings and avoiding collateral damage.
I believe it is a surgical operation of no small difficulty
I do not believe so, it will come to a war of time and nerves, because the risk of a reversal of the situation is always present and the danger of involving some Key Nations even if already there, but not with their own forces, would risk turning into a Total War between those Intervened, creating a situation that is nothing short of dramatic for the entire Mediterranean chessboard.