L' Italia e lo spionaggio russo
L' Italia e lo spionaggio russo
Di Paolo Falconio
L’Italia, per la sua posizione strategica e il ruolo nella NATO e nell’UE, è da tempo un bersaglio privilegiato per le attività di spionaggio russo. Un' attività che é tutto, tranne che benevola, come é ovvio che sia. Negli ultimi dieci anni sono stati documentati almeno otto casi significativi di operazioni di intelligence russe sul territorio italiano, spesso legati a interessi NATO.
Questa attività dei servizi, non sono solo un retaggio della Guerra Fredda, ma una realtà attuale e sofisticata, che sfrutta le vulnerabilità digitali e sociali delle democrazie moderne. L' Italia non fa eccezione
Negli anni '60 e '70, secondo il dossier Mitrokhin, circa 140 agenti del KGB operarono in Italia, spesso sotto copertura diplomatica o giornalistica, con l’appoggio del PCI. L’obiettivo era ottenere segreti industriali da aziende come Fiat, Olivetti ed Eni.
Ai giorni nostri, le agenzie russe (SVR, GRU, FSB) hanno condotto operazioni di human intelligence (Humint), cercando di infiltrarsi in settori strategici e influenzare processi democratici. Alcuni analisti sono arrivati a ipotizzare tentativi di interferenza nelle elezioni e di avvicinamento a figure politiche italiane. Ma al di là delle ipotesi si registrano casi legati al territorio italiano, utilizzato come base operativa o luogo di scambio di informazioni. Questa attività suggerisce una campagna coordinata e persistente, piuttosto che episodi isolati.
Secondo alcune inchieste in Italia operano principalmente il GRU e l' SVR, ma anche alcuni settori dell' FSB(erede del KGB).
Le attività di queste agenzie sono in parte preposte ad operazioni Sigint (intercettazione di comunicazioni, e alle operazioni di cyber-spionaggio);ma la maggioranza svolge attività Humint, ossia di human intelligence. In parole povere il reclutamento e la gestione di collaboratori occulti inseriti in strutture istituzionali sensibili e settori strategici del sistema-Italia.
La guerra in Ucraina, fuori da come la si voglia leggere, costituisce una frattura profonda nella quale si inseriscono queste ed altre minacce. Quello che bisogna capire é che parliamo di uomini formati quando l' URSS, assieme agli USA, dominava il mondo e resiste una eredità fatta di capacità, tecniche, dossier e contatti che non sono andate persi, anzi quell' eredità ha consentito ai russi di sviluppare efficacemente nuovi strumenti di penetrazione da applicare alle nostre società aperte e che si traducono spesso in operazioni di guerra ibrida.
Mentre trovo idiota e da zoticoni impedire ad un direttore d'orchestra russo di esibirsi, o fischiare il soprano russo alla Scala, dovremmo porci il problema di perché siamo così appetibili come obiettivo per le attività di intelligence russe. É un problema di società. Qui non si tratta di alimentare la russo fobia d'accatto ,ma di leggere la realtà nella quale viviamo e di avere consapevolezza della minaccia. Una consapevolezza che mi sembra sfugga a livello di società civile.
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