Le Due Guerre

Le Due Guerre 

Di Paolo Falconio 

Mentre ombre sempre più scure si addensano su una pace sulla quale ho tante speranze quante sono le perplessità che si possa raggiungere in tempi brevi, mi soffermo su una riflessione sull'incontro tra Trump e Putin. Ho letto molti articoli con riferimenti storici e simbolici della sede scelta. Tutti corretti, ma personalmente guardando una cartina geografica dei paesi che hanno aderito alla corte penale internazionale, l' Alaska era semplicemente il luogo più sicuro per il vertice. Per farla breve: questioni di sicurezza. Questo dato si inserisce in un' altra guerra trasversale e interna all' Occidente. Da una parte l' internazionale liberale ( o partito unico come viene definito negli USA) dall' altra i risorgimento dei nazionalismi. L' internazionale liberale si è caratterizzata in negativo per una eccessiva ideologizzazione della visione multiculturale ( creando anche uno sfilacciamento del tessuto sociale). Dal fatto di usare un doppio standard perché usa ogni mezzo per chi non si omologa individuo o stato che sia. Da una visione etica della politica internazionale (dove ovviamente l' altro è il cattivo) e che purtroppo non ha radici reali perché la politica internazionale è sempre legata all' interesse nazionale (da qui il doppio standard). Dall' altra i nazionalismi di ritorno, spesso caratterizzati da un eccesso di intolleranza per il diverso, per le regole istituzionali che garantiscono l' equilibrio dei poteri e altro.

Non é importante cosa io pensi o cosa io preferisca, semplicemente registro la crescente insofferenza dei popoli (che sono una cosa seria) rispetto alla diluizione multiculturale imposta dall' Internazionale liberale. 

Al di fuori della questione Ucraina, al vertice in Alaska io ho visto anche due alleati con una visione molto simile delle realtà nazionali. Accentramento dei poteri, società multietniche, ma con una forte identità e leadership bianca in termini culturali e religiosi. Il punto non è mera speculazione perché quello che noi definiamo trumpismo non é un prodotto di Trump, ma di una parte profonda dell' America e di cui Trump si è fatto interprete.

Insomma, mi scuserete il paradosso probabilmente eccessivo, ma oggi credo che la Casa Bianca veda nella Russia un qualcosa di molto più riconoscibile rispetto alle realtà europee dell' internazionale liberale, considerate morte cerebralmente e senza nulla da offrire se non vuota prosopopea. In questo senso,, in prospettiva la Russia potrebbe essere vista come il vero pilastro (anche se competitor esso stesso) di cui l' America ha bisogno per mantenere la sua primazia in un mondo dove quel primato è continuamente messo in discussione dai nuovi giganti dell' Indopacifico e da medie potenze in ascesa. In sostanza non un alleato docile, ma un interlocutore utile per contenere l’espansione asiatica e riaffermare una visione occidentale del potere.

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