Israele al bivio /Israel at a Crossroads/ Israel en la encrucijada ITA ENG ES

Israele al bivio

By Paolo Falconio

Member of the Consejo Rector de Honor and lecturer at the Sociedad de Estudios Internacionales (SEI)

Former Faculty Member at LUISS Business School

Cerchiamo di capire alcune cose. Non dovete essere d' accordo, ma capire il punto di vista.

L' Iran è il nemico mortale di Israele, gestisce i proxy che la martoriano da anni e ha nella sua Costituzione la distruzione dello Stato Ebraico. L' idea che l' Iran possa sviluppare armi atomiche è inaccettabile per Israele.

A questo punto una precisazione è doverosa. L' Iran sta sviluppando armi atomiche? No, vi ha rinunciato da tempo, ma possiede tutte le capacità per portare l'arricchimento dell' Uranio da uso civile ad uso militare in un paio di settimane. Per arrivare all' arma atomica occorrerebbero almeno altri 8/12 mesi. (Così Mashneimer, Ritter, MacGregor e tutte i report di Intelligence ufficiali, compresi gli USA).

Anche questa ipotesi è considerata inaccettabile da Israele. E siccome Israele non ha la capacità di distruggere le capacità iraniane nucleari, almeno quei siti a grande profondità, tende a coinvolgere gli USA. Gli USA però sono ben coscienti che devono fare riferimento ad un quadro più ampio e non hanno alcun interesse ad impelagarsi in una guerra che , oltre ad impegnare assets destinati al contenimento cinese, porterebbe nella migliore delle ipotesi a una crisi economica globale perché investirebbe tutti gli Stati del Golfo. Inoltre un intervento americano,  anche solo aereo scatenerebbe le milizie contro le basi americane che sono per di più esposte. Non è una mia supposizione. Lo hanno dichiarato. Ecco perché da Biden a Trump c'è tanta resistenza nei confronti di Tel Aviv. Questo non vuol dire escludere l'intervento americano. Ci sono forti pressioni interne sull'Amministrazione Trump.

Tenete presente che per distruggere l'impianto di Fardow non bastano le Punk Buster, serve l' atomica (Col.  Douglas MacGeegor)

Ora io sono un amico di Israele, ma non posso esimermi da pensare e scrivere che la via delle armi non li porterà a nulla di buono, perché l'attacco paradossalmente spinge le forze più radicali iraniane. E nessuno può impedire all'Iran di sviluppare armi atomiche,a meno che non lo si invada,un'opzione che nè Israele nè gli USA prendono neanche in considerazione. Sono 90 milioni e la metà sotto i 35 anni. 

Se il regime non cadesse la migliore sicurezza per Israele sarebbe un accordo sul nucleare migliorato. Invece di sabotarlo lo dovrebbe sostenere.

Le operazioni a Gaza sono un disastro diplomatico e la questione non può essere risolta con i carri armati. Meglio Individuare una componente non Jihadista con cui parlare, limitare la politica del numero, attraverso espulsioni, infiltrazione e altre soluzioni più accettabili per l'unica vera garanzia dell'esistenza dello Stato di Israele. Il rapporto privilegiato con gli USA.

Detto questo so che Israele non si fermerà perché la popolazione non ne può più e vuole vivere in pace e sicurezza.   Ma l'Iran è una sfida di scala e potrebbe comportare un prezzo molto alto e paradossalmente potrebbe divenire potenzialmente letale. La questione palestinese non può essere risolta con lo sterminio e la deportazione. O meglio si potrebbe,ma il prezzo per Israele sarebbe altissimo : l'isolamento internazionale. 

Queste politiche hanno distrutto gli accordi di Abramo e se mi è permesso la forza di Israele è nel suo essere Occidente e l' Occidente non la potrà seguire per molto tempo su questa strada.

-----------

Israel at a Crossroads

By Paolo Falconio

Member of the Consejo Rector de Honor and lecturer at the Sociedad de Estudios Internacionales (SEI)

Former Faculty Member at LUISS Business School

Let’s try to understand a few things. You don’t have to agree, but at least grasp the perspective.

Iran is Israel’s mortal enemy. It controls the proxies that have battered Israel for years and includes the destruction of the Jewish State in its Constitution. The idea that Iran might develop nuclear weapons is unacceptable to Israel.

A necessary clarification here: is Iran developing nuclear weapons? No, it gave up on that some time ago, but it retains the full capability to shift uranium enrichment from civilian to military use within a couple of weeks. To build an actual nuclear weapon, it would take at least another 8 to 12 months. (So did Mashneimer, Ritter, MacGregor, and all the official Intelligence reports, including those from the USA)

Even that possibility is seen as unacceptable by Israel. And since Israel lacks the capacity to destroy Iran’s nuclear facilities—particularly the ones buried deep underground—it tends to involve the U.S. However, the U.S. is well aware of the broader context and has no interest in getting drawn into a war that would tie up resources needed for containing China and would, at best, spark a global economic crisis involving all Gulf states. An American intervention, even just an airstrike, would trigger retaliatory attacks by militias on exposed American bases. That’s not my speculation—it’s been clearly stated. That’s why, from Biden to Trump, there’s strong resistance to Tel Aviv. This doesn’t mean a U.S. intervention is off the table. There’s considerable internal pressure on the Trump administration.

Keep in mind: to destroy the Fordow facility, bunker-busters aren’t enough—you’d need a nuclear bomb (Col. Douglas Macgregor).

Now, I’m a friend of Israel, but I can’t refrain from thinking—and writing—that the path of military force will lead nowhere good. Ironically, an attack only empowers Iran’s most radical factions. And no one can prevent Iran from developing nuclear weapons unless it’s invaded—an option that neither Israel nor the U.S. seriously considers. Iran has 90 million people, half of them under the age of 35.

If the regime doesn’t fall, the best security for Israel would be an improved nuclear deal. Instead of sabotaging it, they should support it.

Operations in Gaza are a diplomatic disaster, and the issue can’t be solved with tanks. Better to identify a non-Jihadist faction to negotiate with, reduce the body count through expulsions, infiltration, and other more acceptable solutions, in order to safeguard the one true guarantee of Israel’s existence: its special relationship with the U.S.

That said, I know Israel won’t stop—because its people are exhausted and want to live in peace and security. But Iran is a challenge on an entirely different scale and could carry a very high price, even potentially lethal consequences. The Palestinian issue cannot be resolved with extermination and deportation. Or rather, it could—but the price for Israel would be enormous: international isolation.

These policies have shattered the Abraham Accords. And if I may say so, Israel’s strength lies in its being part of the West—and the West won’t follow this path much longer.

-----------

Israel en la encrucijada

By Paolo Falconio

Member of the Consejo Rector de Honor and lecturer at the Sociedad de Estudios Internacionales (SEI)

Former Faculty Member at LUISS Business School

Intentemos entender algunas cosas. No es necesario estar de acuerdo, pero sí comprender el punto de vista.

Irán es el enemigo mortal de Israel, gestiona los grupos proxy que lo han atormentado durante años y en su Constitución figura la destrucción del Estado judío. La idea de que Irán pueda desarrollar armas nucleares es inaceptable para Israel.

En este punto, es necesaria una aclaración. ¿Irán está desarrollando armas nucleares? No, renunció hace tiempo, pero posee todas las capacidades para llevar el enriquecimiento de uranio de uso civil a uso militar en un par de semanas. Para llegar al arma nuclear se necesitarían al menos otros 8/12 meses.(Incluidos Mashneimer, Ritter, MacGregor y todos los informes oficiales de inteligencia, incluidos los de EE. UU.).

Incluso esta hipótesis es considerada inaceptable por Israel. Y dado que Israel no tiene la capacidad de destruir las instalaciones nucleares iraníes, al menos aquellas situadas a gran profundidad, tiende a involucrar a EE. UU. Sin embargo, EE. UU. es muy consciente de que debe considerar un panorama más amplio y no tiene ningún interés en enredarse en una guerra que, además de comprometer recursos destinados a contener a China, llevaría en el mejor de los casos a una crisis económica global porque afectaría a todos los Estados del Golfo. Además, una intervención estadounidense, incluso solo aérea, desencadenaría a las milicias contra las bases estadounidenses, que además están expuestas. No es una suposición mía. Lo han declarado. Por eso, desde Biden hasta Trump, hay tanta resistencia hacia Tel Aviv. Esto no significa excluir una intervención estadounidense. Hay fuertes presiones internas sobre la Administración Trump.

Tengan en cuenta que para destruir la planta de Fardow no bastan las Punk Buster, se necesita una bomba atómica (Coronel Douglas MacGregor).

Ahora bien, soy amigo de Israel, pero no puedo evitar pensar y escribir que el camino de las armas no los llevará a nada bueno, porque el ataque paradójicamente fortalece a las fuerzas más radicales iraníes. Y nadie puede impedir que Irán desarrolle armas nucleares, a menos que se lo invada, una opción que ni Israel ni EE. UU. consideran siquiera. Son 90 millones y la mitad tiene menos de 35 años.

Si el régimen no cayera, la mejor seguridad para Israel sería un acuerdo nuclear mejorado. En lugar de sabotarlo.

Las operaciones en Gaza son un desastre diplomático y la cuestión no puede resolverse con tanques. Es mejor identificar una facción no yihadista con la que dialogar, limitar la política de los números mediante expulsiones, infiltración y otras soluciones más aceptables para la única verdadera garantía de la existencia del Estado de Israel: la relación privilegiada con EE. UU.

Dicho esto, sé que Israel no se detendrá porque la población ya no puede más y quiere vivir en paz y seguridad. Pero Irán es un desafío de escala y podría tener un precio muy alto y, paradójicamente, podría volverse potencialmente letal. La cuestión palestina no puede resolverse con exterminio y deportación. O mejor dicho, se podría, pero el precio para Israel sería altísimo: el aislamiento internacional.

Estas políticas han destruido los Acuerdos de Abraham y, si se me permite, la fuerza de Israel está en su pertenencia a Occidente, y Occidente no podrá seguirlo por mucho tiempo en este camino.